La famiglia è la cellula fondamentale di ogni società umana. Oltre alla “famiglia tradizionale” (padre, madre, figli), oggi, di fatto, la famiglia è da considerarsi in senso lato come un insieme di due o più persone che condividono l’abitazione e la propria esistenza, collaborando reciprocamente per il bene di ciascun membro.

Le attività e i compiti all’interno di una famiglia sono molteplici, tanti di più quando in essa c’è la presenza di persone non del tutto autosufficienti perché minorenni o perché incapaci, per motivazioni fisiche o psichiche, di provvedere normalmente e pienamente a sé stesse. Nel caso di presenza in famiglia di persone non autosufficienti, se gli altri membri svolgono tutti un’attività lavorativa esterna, risulta pressoché inevitabile chiedere l’aiuto o l’assistenza di persone non appartenenti al nucleo familiare, quali parenti esterni al nucleo familiare o collaboratori domestici, e in molti casi, per non dire in tutti, si è comunque soggetti a stress non indifferenti per svolgere serenamente sia il proprio lavoro esterno sia i vari compiti richiesti in ambito familiare. Ritengo sia evidente che “l’attività in casa” in presenza di persone non autosufficienti risulta alquanto impegnativa e svolge un importante ruolo non solo familiare ma anche sociale che non può essere ignorato né sottovalutato. Riconoscere questo ruolo nella figura dell’operatore familiare risulta essere un passo importante per dare la libertà effettiva ad ogni famiglia di organizzarsi nei modi che ritiene più idonei alle proprie esigenze ed attitudini.

Il riconoscimento, opportunamente richiesto, di operatore familiare costituirebbe un aiuto fondamentale dal punto di vista economico alla stabilità e alla serenità della famiglia e conseguentemente dell’intera società.

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